I diversi ordinamenti universitari di questo ultimo decennio hanno puntato a rilanciare l’offerta formativa, per contrastare i vecchi mali di scarsa produttività dell’università italiana: dispersione studentesca, basso tasso di laureati, scarso collegamento con il mondo del lavoro. In questo contributo si presenta un quadro di sintesi degli indicatori di dispersione universitaria, elaborati a livello nazionale dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), illustrando i valori raggiunti dal fenomeno nei corsi di vecchio e di nuovo ordinamento a livello nazionale e per la Sapienza, Università di Roma. Si discutono poi le metodologie di analisi della dispersione, confrontando modelli basati su dati aggregati e modelli longitudinali. Solo questi ultimi, utilizzati finora solo in alcuni studi di singoli atenei, garantendo maggiore affidabilità, consentono di distinguere la mobilità studentesca dalla fuoriuscita dagli studi universitari. Il sistema dei CFU permette e facilita oggi una maggiore mobilità tra i corsi di laurea, le facoltà e gli atenei, determinando percorsi meno lineari, da studiare sia nell’ottica della dispersione sia in quella del riorientamento positivo.
La dispersione universitaria: indicatori nazionali e modelli di analisi longitudinale nell’Ateneo “La Sapienza” di Roma
CARCI, Giuseppe
2008-01-01
Abstract
I diversi ordinamenti universitari di questo ultimo decennio hanno puntato a rilanciare l’offerta formativa, per contrastare i vecchi mali di scarsa produttività dell’università italiana: dispersione studentesca, basso tasso di laureati, scarso collegamento con il mondo del lavoro. In questo contributo si presenta un quadro di sintesi degli indicatori di dispersione universitaria, elaborati a livello nazionale dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), illustrando i valori raggiunti dal fenomeno nei corsi di vecchio e di nuovo ordinamento a livello nazionale e per la Sapienza, Università di Roma. Si discutono poi le metodologie di analisi della dispersione, confrontando modelli basati su dati aggregati e modelli longitudinali. Solo questi ultimi, utilizzati finora solo in alcuni studi di singoli atenei, garantendo maggiore affidabilità, consentono di distinguere la mobilità studentesca dalla fuoriuscita dagli studi universitari. Il sistema dei CFU permette e facilita oggi una maggiore mobilità tra i corsi di laurea, le facoltà e gli atenei, determinando percorsi meno lineari, da studiare sia nell’ottica della dispersione sia in quella del riorientamento positivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.