Il saggio propone la lettura dell’istituto della risoluzione come vicenda del contratto, criticando la dottrina tradizionale che la configura come vicenda dell’obbligazione. In particolare l’a. si sofferma sull’analisi del contenuto del risarcimento del danno da risoluzione, criticando la dottrina tradizionale che lo identifica con l’interesse all’esecuzione del contratto (c.d. interesse positivo). Il caso-clinico per sondare la tenuta della tesi in esame è ravvisato dall’a. nella fattispecie della risoluzione per impossibilità imputabile la cui soluzione sembra offrire una conferma della maggiore attendibilità della tesi sulla tutela dell’interesse negativo in sede di risarcimento del danno da risoluzione. Ne consegue l’analisi del danno da risoluzione come danno consequenziale e come species di danno contrattuale. L’a. critica, inoltre, inoltre la tradizionale riconduzione della tutela dell’interesse negativo alla fattispecie della culpa in contraendo, definendo l’interesse negativo quale interesse a non subire danno a causa della vicenda contrattuale. L’interesse negativo costituisce in quest’ottica una figura autonoma la cui tutela è azionata in quelle fattispecie in cui il venir meno della prestazione fa emergere l’autonoma rilevanza della lesione dell’obbligo di protezione. Tale fenomeno ricorre nella risoluzione del contratto la quale reagisce all’inesatta esecuzione del rapporto contrattuale per rottura del sinallagma tramite l’effetto ablativo del contratto che però non si spinge sino a travolgere anche gli obblighi di protezione propriamente detti. Il risarcimento del danno da risoluzione mira dunque alla tutela dell’interesse negativo il cui contenuto non è di certo assimilabile a quello generato dalla rottura ingiustificata delle trattative.
Risoluzione del contratto e risarcimento dell'interesse negativo
MONTANARI A
2010-01-01
Abstract
Il saggio propone la lettura dell’istituto della risoluzione come vicenda del contratto, criticando la dottrina tradizionale che la configura come vicenda dell’obbligazione. In particolare l’a. si sofferma sull’analisi del contenuto del risarcimento del danno da risoluzione, criticando la dottrina tradizionale che lo identifica con l’interesse all’esecuzione del contratto (c.d. interesse positivo). Il caso-clinico per sondare la tenuta della tesi in esame è ravvisato dall’a. nella fattispecie della risoluzione per impossibilità imputabile la cui soluzione sembra offrire una conferma della maggiore attendibilità della tesi sulla tutela dell’interesse negativo in sede di risarcimento del danno da risoluzione. Ne consegue l’analisi del danno da risoluzione come danno consequenziale e come species di danno contrattuale. L’a. critica, inoltre, inoltre la tradizionale riconduzione della tutela dell’interesse negativo alla fattispecie della culpa in contraendo, definendo l’interesse negativo quale interesse a non subire danno a causa della vicenda contrattuale. L’interesse negativo costituisce in quest’ottica una figura autonoma la cui tutela è azionata in quelle fattispecie in cui il venir meno della prestazione fa emergere l’autonoma rilevanza della lesione dell’obbligo di protezione. Tale fenomeno ricorre nella risoluzione del contratto la quale reagisce all’inesatta esecuzione del rapporto contrattuale per rottura del sinallagma tramite l’effetto ablativo del contratto che però non si spinge sino a travolgere anche gli obblighi di protezione propriamente detti. Il risarcimento del danno da risoluzione mira dunque alla tutela dell’interesse negativo il cui contenuto non è di certo assimilabile a quello generato dalla rottura ingiustificata delle trattative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.