In poesia esiste il ritardo d’essere come forma estetica di una particolare soluzione lirica. Attraverso precise regole retoriche, il poeta ‘ritarda’ l’oggetto del canto, tacendo l’esperienza di ciò che pure vuole dichiarare. Eugenio Montale, in particolare, sembra combinare l’aposiopesi con la preterizione, la litote e l’epifonema, ad esempio, nella celeberrima chiusa di Non chiederci la parola. È nei Mottetti, tuttavia, che la tecnica del silenzio ‘ammiccante’ cambia rotta e raggiunge la sua acme: La reticenza montaliana collima, dunque, con l’espressione formale dell’inesprimibile dantesco; varca un limite e si ritrae. La reticenza come poetica del Non detto appare fortemente nell’opera di Montale, ma rientra anche in un repertorio universale dell’arte, come si può notare in un ambito assai differente: due canzoni di Bob Dylan.
Montale, Dylan e la reticenza
FRACCACRETA A
2015-01-01
Abstract
In poesia esiste il ritardo d’essere come forma estetica di una particolare soluzione lirica. Attraverso precise regole retoriche, il poeta ‘ritarda’ l’oggetto del canto, tacendo l’esperienza di ciò che pure vuole dichiarare. Eugenio Montale, in particolare, sembra combinare l’aposiopesi con la preterizione, la litote e l’epifonema, ad esempio, nella celeberrima chiusa di Non chiederci la parola. È nei Mottetti, tuttavia, che la tecnica del silenzio ‘ammiccante’ cambia rotta e raggiunge la sua acme: La reticenza montaliana collima, dunque, con l’espressione formale dell’inesprimibile dantesco; varca un limite e si ritrae. La reticenza come poetica del Non detto appare fortemente nell’opera di Montale, ma rientra anche in un repertorio universale dell’arte, come si può notare in un ambito assai differente: due canzoni di Bob Dylan.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.