Il saggio si concentra sull’universo sonoro di Together dell’italiana Lorenza Mazzetti che nel febbraio 1956 fece parte dei giovani autori che originarono il Free Cinema. Together, incentrato sulla semplice quotidiana esistenza di innocenza e solitudine di due giovani portuali sordomuti (interpretati dal pittore Michael Andrews e dallo scultore Eduardo Paolozzi), girato in 35mm e con attori non professionisti negli ambienti desolati e cupi del lungofiume nell’East End (alla cui popolazione che lo abita il film è dedicato) ancora segnati dalla distruzione della guerra, è un’opera di 48 minuti dalla natura esplicitamente non narrativa che tiene insieme con sapienza procedure finzionali e documentarie. Un’opera la cui «audace concezione e lo stile personale, il suo insolito intenso e delicato mood rinforzato dall’espressiva coerenza di stile di attori non professionisti», come prontamente registrò Gavin Lambert, non sfuggì nemmeno alla perizia critica di Rudolph Arnheim che scrisse: «Ci si trova in presenza di un’opera d’arte quando gli attori, le azioni e gli oggetti in primo piano appaiono trasparenti e conducono lo sguardo ai temi fondamentali dell’esistenza umana».
Nel mondo del silenzio: Together di Lorenza Mazzetti e il Free Cinema Movement
Latini G
2011-01-01
Abstract
Il saggio si concentra sull’universo sonoro di Together dell’italiana Lorenza Mazzetti che nel febbraio 1956 fece parte dei giovani autori che originarono il Free Cinema. Together, incentrato sulla semplice quotidiana esistenza di innocenza e solitudine di due giovani portuali sordomuti (interpretati dal pittore Michael Andrews e dallo scultore Eduardo Paolozzi), girato in 35mm e con attori non professionisti negli ambienti desolati e cupi del lungofiume nell’East End (alla cui popolazione che lo abita il film è dedicato) ancora segnati dalla distruzione della guerra, è un’opera di 48 minuti dalla natura esplicitamente non narrativa che tiene insieme con sapienza procedure finzionali e documentarie. Un’opera la cui «audace concezione e lo stile personale, il suo insolito intenso e delicato mood rinforzato dall’espressiva coerenza di stile di attori non professionisti», come prontamente registrò Gavin Lambert, non sfuggì nemmeno alla perizia critica di Rudolph Arnheim che scrisse: «Ci si trova in presenza di un’opera d’arte quando gli attori, le azioni e gli oggetti in primo piano appaiono trasparenti e conducono lo sguardo ai temi fondamentali dell’esistenza umana».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.