Introduzione: artigianato e patrimonio culturale Nella storia dell'educazione artigiana si è consolidata, soprattutto a ca-vallo del Diciannovesimo secolo, una partizione tra la formazione tecnico-professionale e la formazione artistica di stampo umanistico; tale divisione non era neutrale, bensì accompagnata da giudizi che riformulavano le no-zioni di manualità e fruibilità del prodotto per farne categorie di valore che avevano l'esito di polarizzare il discorso sull'arte (Santoni Rugiu, 2008). No-nostante numerose personalità di spicco rivolgessero le proprie attenzioni ai ceti oppressi, la militanza artistica ha orientato il proprio afflato politico so-prattutto nei confronti delle classi operaie, le quali, benché titolari in ultima istanza della trasformazione dei prodotti, vedevano la propria vis creativa imbrigliata negli ingranaggi dei sistemi industriali. L'operaio, per il materia-lista dialettico, era degno d'attenzioni proprio in quanto privo non solo di voce intellettuale, ma anche artistica (Swingewood, 1977). Secondario, invece, il ruolo dell'artigiano nel discorso egemone: figura ibrida a cavallo tra creatività e standardizzazione dei risultati, si presenta come storicamente consolidata al di là della dialettica oppressi-oppressori. Possessore di competenze talvolta esclusive e difficili da inserire in un per-corso educativo formale, l'artigiano si colloca al crocevia tra imprenditoria-lità, logiche di mercato, estro personale e autonomia operativa-una dimen-sione che, in ultima istanza, finisce per essere derubricata al ruolo di prestatore d'opera dotato di competenze tecniche, afferente a un regime fi-scale specifico (Pöllänen, 2011). Ove, invece, il medesimo riservi a sé stesso uno spazio di autonomia creativa, si ritrova conteso tra il mondo delle nuove tecnologie e lo stereotipo classificatorio del "lavoro tradizionale" (Garber, 2002), che a sua volta è categoria post-moderna del discorso pubblico sul fare e sul lavorare, spesso soggetto a pratiche coatte di patrimonializzazione (ad es.: tutela dell'artigianato locale).

Fantasia su misura: la negoziazione della liminalità nell'opera formativa degli artigiani italiani del LARP

MARCELLI AM
2022-01-01

Abstract

Introduzione: artigianato e patrimonio culturale Nella storia dell'educazione artigiana si è consolidata, soprattutto a ca-vallo del Diciannovesimo secolo, una partizione tra la formazione tecnico-professionale e la formazione artistica di stampo umanistico; tale divisione non era neutrale, bensì accompagnata da giudizi che riformulavano le no-zioni di manualità e fruibilità del prodotto per farne categorie di valore che avevano l'esito di polarizzare il discorso sull'arte (Santoni Rugiu, 2008). No-nostante numerose personalità di spicco rivolgessero le proprie attenzioni ai ceti oppressi, la militanza artistica ha orientato il proprio afflato politico so-prattutto nei confronti delle classi operaie, le quali, benché titolari in ultima istanza della trasformazione dei prodotti, vedevano la propria vis creativa imbrigliata negli ingranaggi dei sistemi industriali. L'operaio, per il materia-lista dialettico, era degno d'attenzioni proprio in quanto privo non solo di voce intellettuale, ma anche artistica (Swingewood, 1977). Secondario, invece, il ruolo dell'artigiano nel discorso egemone: figura ibrida a cavallo tra creatività e standardizzazione dei risultati, si presenta come storicamente consolidata al di là della dialettica oppressi-oppressori. Possessore di competenze talvolta esclusive e difficili da inserire in un per-corso educativo formale, l'artigiano si colloca al crocevia tra imprenditoria-lità, logiche di mercato, estro personale e autonomia operativa-una dimen-sione che, in ultima istanza, finisce per essere derubricata al ruolo di prestatore d'opera dotato di competenze tecniche, afferente a un regime fi-scale specifico (Pöllänen, 2011). Ove, invece, il medesimo riservi a sé stesso uno spazio di autonomia creativa, si ritrova conteso tra il mondo delle nuove tecnologie e lo stereotipo classificatorio del "lavoro tradizionale" (Garber, 2002), che a sua volta è categoria post-moderna del discorso pubblico sul fare e sul lavorare, spesso soggetto a pratiche coatte di patrimonializzazione (ad es.: tutela dell'artigianato locale).
2022
9788835150923
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12606/22819
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