Even though Calvino never expressly referred to the well-known concept of ‘administrated society’ developed by Max Horkheimer, he seems to have shared it deeply, so much so as to offer, throughout his entire narrative work, a series of allegories of the ways in which the postmodern subject is continually shaped as a mere executor of procedures or devices, as well as a passive reader of information. In all the most significant works of the Ligurian writer, at least from the mid-1950s to the end of the 1970s, behind the fundamental question of the relationship between subject, history and written world, lies the current conflict between person, reality and informational capitalism. In the Baron in the Trees, for example, the forest is a metaphor for the autonomy that the intellectual claims from society, but without yet losing faith in politics. The Non-existent Knight, on the contrary, is not only a stencil, whose heroism is only virtual, but is above all a project, a design of man: a mere function of the management system. In The Castle of Crossed Destinies, the forest from which the characters come metaphorizes the overabundance of signs that causes the mutism of individuals, whose ‘epic’ destiny is played out only on the level of the dispute over the signs, of the conflict of interpretations. The outcome of this process is If on a winter’s night a traveler who focuses on the trap into which the posthumanistic person falls: like the Reader of this hyper-novel, the individual today can no longer rationalize and act in the forest of reality and he is forced to chase the logic of random information.

Pur non avendo mai espressamente richiamato il noto concetto di ‘società amministrata’ elaborato da Max Horkheimer, Calvino pare averlo condiviso a fondo, tanto da offrire, lungo tutto il suo percorso narrativo, una serie di allegorie dei modi in cui il soggetto, nel mondo postmoderno, viene continuamente plasmato come mero esecutore di procedure o di-spositivi, nonché come lettore passivo di informazioni. Non c’è opera, fra quelle più signi-ficative dello scrittore ligure, almeno dalla metà degli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta, in cui, dietro la capitale questione del rapporto fra soggetto, storia e mondo scrit-to, non si celi l’attuale conflitto fra persona, realtà e capitalismo informazionale. Nel Barone rampante, per esempio, la foresta è metafora dell’autonomia che l’intellettuale rivendica rispetto alla società, ma senza ancora perdere fiducia nella politica. Il Cavalie-re inesistente, invece, non solo è uno stencil, il cui eroismo è ridotto a una misura vir-tuale, ma è più ancora un progetto, un design di uomo: una mera funzione del sistema gestionale. Nel Castello dei destini incrociati la selva da cui provengono i personaggi metaforizza la sovrabbondanza dei segni che provoca il mutismo degli individui, il cui destino ‘epico’ si gioca solo sul piano della contesa sui segni, del conflitto delle interpreta-zioni. L’esito del processo è Se una notte d’inverno un viaggiatore che mette a tema la trappola in cui cade il soggetto postumanistico: come il Lettore di questo iper-romanzo, l’individuo oggi non può più razionalizzare e agire la selva della realtà ed è costretto a inseguire la logica di informazioni casuali.

Il lettore inesistente: antenati della società gestita nell’opera di Calvino

Daniele Maria Pegorari
2024-01-01

Abstract

Even though Calvino never expressly referred to the well-known concept of ‘administrated society’ developed by Max Horkheimer, he seems to have shared it deeply, so much so as to offer, throughout his entire narrative work, a series of allegories of the ways in which the postmodern subject is continually shaped as a mere executor of procedures or devices, as well as a passive reader of information. In all the most significant works of the Ligurian writer, at least from the mid-1950s to the end of the 1970s, behind the fundamental question of the relationship between subject, history and written world, lies the current conflict between person, reality and informational capitalism. In the Baron in the Trees, for example, the forest is a metaphor for the autonomy that the intellectual claims from society, but without yet losing faith in politics. The Non-existent Knight, on the contrary, is not only a stencil, whose heroism is only virtual, but is above all a project, a design of man: a mere function of the management system. In The Castle of Crossed Destinies, the forest from which the characters come metaphorizes the overabundance of signs that causes the mutism of individuals, whose ‘epic’ destiny is played out only on the level of the dispute over the signs, of the conflict of interpretations. The outcome of this process is If on a winter’s night a traveler who focuses on the trap into which the posthumanistic person falls: like the Reader of this hyper-novel, the individual today can no longer rationalize and act in the forest of reality and he is forced to chase the logic of random information.
2024
Pur non avendo mai espressamente richiamato il noto concetto di ‘società amministrata’ elaborato da Max Horkheimer, Calvino pare averlo condiviso a fondo, tanto da offrire, lungo tutto il suo percorso narrativo, una serie di allegorie dei modi in cui il soggetto, nel mondo postmoderno, viene continuamente plasmato come mero esecutore di procedure o di-spositivi, nonché come lettore passivo di informazioni. Non c’è opera, fra quelle più signi-ficative dello scrittore ligure, almeno dalla metà degli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta, in cui, dietro la capitale questione del rapporto fra soggetto, storia e mondo scrit-to, non si celi l’attuale conflitto fra persona, realtà e capitalismo informazionale. Nel Barone rampante, per esempio, la foresta è metafora dell’autonomia che l’intellettuale rivendica rispetto alla società, ma senza ancora perdere fiducia nella politica. Il Cavalie-re inesistente, invece, non solo è uno stencil, il cui eroismo è ridotto a una misura vir-tuale, ma è più ancora un progetto, un design di uomo: una mera funzione del sistema gestionale. Nel Castello dei destini incrociati la selva da cui provengono i personaggi metaforizza la sovrabbondanza dei segni che provoca il mutismo degli individui, il cui destino ‘epico’ si gioca solo sul piano della contesa sui segni, del conflitto delle interpreta-zioni. L’esito del processo è Se una notte d’inverno un viaggiatore che mette a tema la trappola in cui cade il soggetto postumanistico: come il Lettore di questo iper-romanzo, l’individuo oggi non può più razionalizzare e agire la selva della realtà ed è costretto a inseguire la logica di informazioni casuali.
Calvino
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12606/20729
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
social impact