Il contributo esamina la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso J.C. et al. c. Belgio, relativo all'immunità riconosciuta alla Santa Sede dai tribunali belgi in un procedimento relativo agli abusi sessuali commessi da membri del clero cattolico. La pronuncia, nel sancire la compatibilità con la CEDU dell'immunità della Santa Sede presta il fianco ad alcuni rilievi critici, sotto il profilo della titolarità ratione personae dell'immunità, del suo ambito dell'applicazione ratione materiae ed infine dell'esistenza di rimedi alternativi come criterio per valutare la compatibilità con il diritto di accesso alla giustizia. Sotto il primo profilo il contributo si sofferma sulla questione della soggettività internazionale della Santa Sede, della sua natura statale, e dell'applicabilità a tale ente della norma consuetudinaria sull'immunità degli Stati. Sotto il secondo profilo, il contributo discute le conclusioni della Corte rispetto all'applicabilità delle diverse eccezioni all'immunità invocate dai ricorrenti, criticando la natura sommaria del ragionamento da essa svolto in merito alla ragionevolezza delle conclusioni raggiunte dai tribunali interni. Infine, la pronuncia in commento conferma l'approccio auto-censorio avviato con la giurisprudenza Associazione madri di Srebrenica, in merito alla rilevanza del criterio dell'esistenza di rimedi alternativi nella valutazione di compatibilità tra immunità e diritto di accesso alla giustizia. I diversi profili critici della pronuncia in esame sono tanto più problematici data la sua importanza. Essa infatti si inserisce in un contesto marcato dall’altissimo numero di potenziali ricorrenti che potranno decidere di citare in giudizio la Santa Sede sull’onda delle inchieste recenti e future sul fenomeno degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica.
L’immunità giurisdizionale della Santa Sede nel contenzioso relativo agli abusi sessuali commessi da membri del clero, dinanzi alla Corte EDU
Andrea Insolia
2021-01-01
Abstract
Il contributo esamina la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso J.C. et al. c. Belgio, relativo all'immunità riconosciuta alla Santa Sede dai tribunali belgi in un procedimento relativo agli abusi sessuali commessi da membri del clero cattolico. La pronuncia, nel sancire la compatibilità con la CEDU dell'immunità della Santa Sede presta il fianco ad alcuni rilievi critici, sotto il profilo della titolarità ratione personae dell'immunità, del suo ambito dell'applicazione ratione materiae ed infine dell'esistenza di rimedi alternativi come criterio per valutare la compatibilità con il diritto di accesso alla giustizia. Sotto il primo profilo il contributo si sofferma sulla questione della soggettività internazionale della Santa Sede, della sua natura statale, e dell'applicabilità a tale ente della norma consuetudinaria sull'immunità degli Stati. Sotto il secondo profilo, il contributo discute le conclusioni della Corte rispetto all'applicabilità delle diverse eccezioni all'immunità invocate dai ricorrenti, criticando la natura sommaria del ragionamento da essa svolto in merito alla ragionevolezza delle conclusioni raggiunte dai tribunali interni. Infine, la pronuncia in commento conferma l'approccio auto-censorio avviato con la giurisprudenza Associazione madri di Srebrenica, in merito alla rilevanza del criterio dell'esistenza di rimedi alternativi nella valutazione di compatibilità tra immunità e diritto di accesso alla giustizia. I diversi profili critici della pronuncia in esame sono tanto più problematici data la sua importanza. Essa infatti si inserisce in un contesto marcato dall’altissimo numero di potenziali ricorrenti che potranno decidere di citare in giudizio la Santa Sede sull’onda delle inchieste recenti e future sul fenomeno degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica.File | Dimensione | Formato | |
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