In base a quali criteri, impliciti o espliciti, gli insegnanti di scuola primaria e secondaria classificano “qualcosa” (p.es., un frammento di codice) come un “errore di programmazione”? Rispondere a questa domanda permette di capire gli interventi (eventualmente correttivi) che i docenti attuano durante attività di robotica educativa (RE). In letteratura emergono due ipotesi (Datteri & Cabitza, 2021): un programma è errato se responsabile del comportamento indesiderato nel robot, oppure se differisce significativamente, dal punto di vista formale o sintattico, dal programma che sarebbe stato prodotto da un esperto (Soloway & Ehrlich, 1984; Spohrer & Soloway, 1986). Ventitré docenti di scuole italiane di vario ordine e grado, che svolgono regolarmente attività di RE in classe, hanno risposto a domande aperte di un’intervista semi-strutturata in cui si chiedeva loro di descrivere cos’è un errore di programmazione nell’ambito di attività di RE. Il corpus di dati emersi dalle interviste è stato sottoposto ad analisi qualitativa del contenuto. Da un'analisi preliminare dei dati emerge che, secondo i docenti, l’errore di programmazione è un frammento di codice che provoca conseguenze non previste nel comportamento del robot. In generale, emerge che l’errore non viene comunicato dall’insegnante ma è il comportamento del robot stesso a indicare che “qualcosa non va”; in questo modo, il criterio per definire l’errore adottato dai docenti è quello comportamentale, in accordo dunque alla prima delle due ipotesi introdotte in precedenza. Si evidenzia però che parte dei docenti danno una forte importanza alla struttura del programma e non solo al successo comportamentale. Tali affermazioni non sono chiaramente inquadrate nella seconda ipotesi e resta dunque da capire se “la struttura del programma" alluda a questioni stilistiche (come nella seconda ipotesi della letteratura) oppure ad altro.

Il concetto di “errore di programmazione” nelle parole degli insegnanti: uno studio esplorativo

Di Battista, Silvia;
2021-01-01

Abstract

In base a quali criteri, impliciti o espliciti, gli insegnanti di scuola primaria e secondaria classificano “qualcosa” (p.es., un frammento di codice) come un “errore di programmazione”? Rispondere a questa domanda permette di capire gli interventi (eventualmente correttivi) che i docenti attuano durante attività di robotica educativa (RE). In letteratura emergono due ipotesi (Datteri & Cabitza, 2021): un programma è errato se responsabile del comportamento indesiderato nel robot, oppure se differisce significativamente, dal punto di vista formale o sintattico, dal programma che sarebbe stato prodotto da un esperto (Soloway & Ehrlich, 1984; Spohrer & Soloway, 1986). Ventitré docenti di scuole italiane di vario ordine e grado, che svolgono regolarmente attività di RE in classe, hanno risposto a domande aperte di un’intervista semi-strutturata in cui si chiedeva loro di descrivere cos’è un errore di programmazione nell’ambito di attività di RE. Il corpus di dati emersi dalle interviste è stato sottoposto ad analisi qualitativa del contenuto. Da un'analisi preliminare dei dati emerge che, secondo i docenti, l’errore di programmazione è un frammento di codice che provoca conseguenze non previste nel comportamento del robot. In generale, emerge che l’errore non viene comunicato dall’insegnante ma è il comportamento del robot stesso a indicare che “qualcosa non va”; in questo modo, il criterio per definire l’errore adottato dai docenti è quello comportamentale, in accordo dunque alla prima delle due ipotesi introdotte in precedenza. Si evidenzia però che parte dei docenti danno una forte importanza alla struttura del programma e non solo al successo comportamentale. Tali affermazioni non sono chiaramente inquadrate nella seconda ipotesi e resta dunque da capire se “la struttura del programma" alluda a questioni stilistiche (come nella seconda ipotesi della letteratura) oppure ad altro.
2021
Errore
Robotica Educativa
Programmazione
Coding
Insegnanti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12606/14385
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