Con l'introduzione dell’obbligo-facoltà, da parte di un’ampia platea di soggetti di adottare le regole IAS/IFRS, torna d’attualità la questione dell’adeguatezza economica dei principi internazionali rispetto alle funzioni riconosciute al bilancio dal legislatore, in particolare quella «informativa» ed «organizzativa». Scopo dell’articolo è indagare sulla logica economica di tali standard, verificando la coerenza della strumentazione tecnica predisposta in relazione alle molteplici utilizzazioni del bilancio (calcolo dell’utile distribuibile, realizzazione di importanti operazioni sul capitale, determinazione della base imponibile rilevante ai fini fiscali, ecc.). Per superare le numerose problematiche che si pongono, l'Autore suggerisce di valutare la percorribilità di un approccio più radicale volto a sganciare la distribuibilità degli utili dall’attuale meccanismo delle riserve. Si tratterebbe di una soluzione che, se ben ponderata, potrebbe costituire uno strumento idoneo per arricchire ulteriormente la capacità informativa del bilancio.Si potrebbe pensare ad una normativa che attribuisca maggiori responsabilità in capo agli organi societari di amministrazione e controllo, richiedendo loro di indicare l’ammontare di reddito che ritengono motivatamente distribuibile. Sarebbe un modo per svincolare la misurazione del reddito distribuibile dalle attuali rigidità normative, consentendo il calcolo del suo ammontare secondo una logica economica più stringente.
Logica economica del bilancio e principi IFRS
VENUTI M
2006-01-01
Abstract
Con l'introduzione dell’obbligo-facoltà, da parte di un’ampia platea di soggetti di adottare le regole IAS/IFRS, torna d’attualità la questione dell’adeguatezza economica dei principi internazionali rispetto alle funzioni riconosciute al bilancio dal legislatore, in particolare quella «informativa» ed «organizzativa». Scopo dell’articolo è indagare sulla logica economica di tali standard, verificando la coerenza della strumentazione tecnica predisposta in relazione alle molteplici utilizzazioni del bilancio (calcolo dell’utile distribuibile, realizzazione di importanti operazioni sul capitale, determinazione della base imponibile rilevante ai fini fiscali, ecc.). Per superare le numerose problematiche che si pongono, l'Autore suggerisce di valutare la percorribilità di un approccio più radicale volto a sganciare la distribuibilità degli utili dall’attuale meccanismo delle riserve. Si tratterebbe di una soluzione che, se ben ponderata, potrebbe costituire uno strumento idoneo per arricchire ulteriormente la capacità informativa del bilancio.Si potrebbe pensare ad una normativa che attribuisca maggiori responsabilità in capo agli organi societari di amministrazione e controllo, richiedendo loro di indicare l’ammontare di reddito che ritengono motivatamente distribuibile. Sarebbe un modo per svincolare la misurazione del reddito distribuibile dalle attuali rigidità normative, consentendo il calcolo del suo ammontare secondo una logica economica più stringente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.