Il primo a riflettere sul rapporto tra scrittura e tecnologia è stato Platone che nel Fedro definisce quest’ultima Téchne (τέχνή), assegnandone la paternità al dio egizio Teuth. Nell’idea della Téchne si fa riferimento alla tecnica e quindi all’abilità, al metodo, alle regole, ad un sistema di produzione di un oggetto. A Platone si collegano gli studi di Walter J. Ong (1982), il quale mette in evidenza come il filosofo greco pensava alla scrittura come a una tecnologia esterna, aliena, nello stesso modo in cui oggi molte persone pensano al computer. Lo stesso Walter J. Ong definisce la scrittura come una tecnologia trasformativa che permette di oggettivare e rappresentare le operazioni della mente. In particolare, lo studioso sostiene che “senza la scrittura, la mente alfabetizzata non potrebbe pensare come fa non solo quando scrive, ma normalmente, perfino quando compone i pensieri in forma orale. Più di ogni altra singola invenzione, la scrittura ha trasformato la consapevolezza dell’uomo” (ivi, p. 82). Da qui ne deriva che la scrittura è “interiorizzata”, e che questo processo di interiorizzazione rende piuttosto complesso il riconoscimento degli aspetti materiali della tecnologia della scrittura. La rivoluzione digitale, lo sviluppo di nuovi spazi e nuove forme di comunicazione mediate dalle tecnologie, segnano un rovesciamento di una gerarchia che ha per lungo tempo visto la scrittura in una posizione privilegiata rispetto alle immagini che, invece, ad oggi rappresentano uno strumento molto importante nella trasmissione del sapere e della conoscenza. Tali riflessioni sono al centro della ricerca sulla comunicazione contemporanea e ancor più nello specifico, nell’ambito degli studi sulla multimodalità. Il presente contributo, partendo da una presentazione dello scenario degli attuali contesti formativi dove l’utilizzo di spazi virtuali e di interazione online permette agli studenti di fare esperienza di ambienti innovativi e dei nuovi linguaggi comunicativi ad essi collegati, riflette sull’importanza della scuola e delle istituzioni educative formali di conoscere in modo approfondito e appropriato le nuove forme di scrittura. Infatti, la trasformazione digitale del tempo in cui viviamo, sta rivoluzionando il tradizionale ruolo che la scuola ha sempre svolto a livello sociale. Si assiste ad una pluralità di testi, linguaggi e ambienti in cui si realizza e si produce conoscenza richiedendo agli attori, ai luoghi, ai tempi dell’educazione formale, “una riflessione estremamente profonda sul fatto che le forme della produzione semiotica contemporanea – le forme di composizione – siano comprese poco o niente, come testimonia il panico morale intorno alla questione del plagio, del copia e incolla e così via” (Kress, 2015, p.152).
La scrittura tra tecnologie e nuovi ambienti di apprendimento
Scarinci alessia
2019-01-01
Abstract
Il primo a riflettere sul rapporto tra scrittura e tecnologia è stato Platone che nel Fedro definisce quest’ultima Téchne (τέχνή), assegnandone la paternità al dio egizio Teuth. Nell’idea della Téchne si fa riferimento alla tecnica e quindi all’abilità, al metodo, alle regole, ad un sistema di produzione di un oggetto. A Platone si collegano gli studi di Walter J. Ong (1982), il quale mette in evidenza come il filosofo greco pensava alla scrittura come a una tecnologia esterna, aliena, nello stesso modo in cui oggi molte persone pensano al computer. Lo stesso Walter J. Ong definisce la scrittura come una tecnologia trasformativa che permette di oggettivare e rappresentare le operazioni della mente. In particolare, lo studioso sostiene che “senza la scrittura, la mente alfabetizzata non potrebbe pensare come fa non solo quando scrive, ma normalmente, perfino quando compone i pensieri in forma orale. Più di ogni altra singola invenzione, la scrittura ha trasformato la consapevolezza dell’uomo” (ivi, p. 82). Da qui ne deriva che la scrittura è “interiorizzata”, e che questo processo di interiorizzazione rende piuttosto complesso il riconoscimento degli aspetti materiali della tecnologia della scrittura. La rivoluzione digitale, lo sviluppo di nuovi spazi e nuove forme di comunicazione mediate dalle tecnologie, segnano un rovesciamento di una gerarchia che ha per lungo tempo visto la scrittura in una posizione privilegiata rispetto alle immagini che, invece, ad oggi rappresentano uno strumento molto importante nella trasmissione del sapere e della conoscenza. Tali riflessioni sono al centro della ricerca sulla comunicazione contemporanea e ancor più nello specifico, nell’ambito degli studi sulla multimodalità. Il presente contributo, partendo da una presentazione dello scenario degli attuali contesti formativi dove l’utilizzo di spazi virtuali e di interazione online permette agli studenti di fare esperienza di ambienti innovativi e dei nuovi linguaggi comunicativi ad essi collegati, riflette sull’importanza della scuola e delle istituzioni educative formali di conoscere in modo approfondito e appropriato le nuove forme di scrittura. Infatti, la trasformazione digitale del tempo in cui viviamo, sta rivoluzionando il tradizionale ruolo che la scuola ha sempre svolto a livello sociale. Si assiste ad una pluralità di testi, linguaggi e ambienti in cui si realizza e si produce conoscenza richiedendo agli attori, ai luoghi, ai tempi dell’educazione formale, “una riflessione estremamente profonda sul fatto che le forme della produzione semiotica contemporanea – le forme di composizione – siano comprese poco o niente, come testimonia il panico morale intorno alla questione del plagio, del copia e incolla e così via” (Kress, 2015, p.152).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.