Il lavoro propone la rilettura del pensiero tradizionale sul risarcimento del danno da risoluzione, quale compensazione dell’interesse all'esecuzione del contratto positivo, e della riconduzione della tutela dell’interesse negativo alla sola fase precontrattuale. Lo studio consta, pertanto, di due parti. La prima parte muove dall’analisi dei profili innovativi legati all’introduzione nel codice del '42 sia della bipartizione in contratti ad effetti obbligatori e ad effetti reali sia di una disciplina autonoma dell’istituto della risoluzione del contratto. Le regole sulla risoluzione rivelano a contrario la consistenza assegnata dal legislatore alla forza vincolante del contratto e offrono lo spunto per sottoporre a revisione critica l’attuale trend dottrinario e giurisprudenziale teso a facilitare oltremodo il ricorso alla risoluzione e a minare così l’effettività di quella forza vincolante. L’analisi prosegue con la messa a fuoco della funzione della risoluzione e del contenuto degli effetti retroattivi da essa innescati per giungere, infine, all’identificazione di ciò che residua dopo la sua attivazione in termini di pregiudizio patrimoniale e non: il danno da lesione dell’interesse negativo della parte c.d. fedele. La seconda parte contempla la rivisitazione della figura dell’interesse negativo, la cui tutela è stata tradizionalmente collocata nell’alveo della fase delle trattative. L'autore critica tale impostazione e abbraccia la diversa scuola di pensiero volta alla riconcettualizzazione del rapporto obbligatorio come rapporto complesso. Questa prospettiva permette la percezione e l’analisi delle due categorie di interessi che animano il contratto e le sue tutele: l’una, costituita dall’interesse all’attribuzione di una specifica utilità, ossia l’interesse positivo, e, l’altra, costituita dall’interesse conservativo e non incrementativo della sfera giuridica del contraente, ossia l’interesse negativo la cui protezione inizia con la fase delle trattative e abbraccia tutto l’iter della vicenda contrattuale. Il lavoro conclude con l’analisi delle componenti del danno da risoluzione inteso come compensazione dell’interesse negativo il che permette di segnare la distinzione tra il danno da violazione dell’interesse negativo precontrattuale e il danno da violazione dell’interesse negativo conseguente alla risoluzione.
Il danno da risoluzione
MONTANARI A
2013-01-01
Abstract
Il lavoro propone la rilettura del pensiero tradizionale sul risarcimento del danno da risoluzione, quale compensazione dell’interesse all'esecuzione del contratto positivo, e della riconduzione della tutela dell’interesse negativo alla sola fase precontrattuale. Lo studio consta, pertanto, di due parti. La prima parte muove dall’analisi dei profili innovativi legati all’introduzione nel codice del '42 sia della bipartizione in contratti ad effetti obbligatori e ad effetti reali sia di una disciplina autonoma dell’istituto della risoluzione del contratto. Le regole sulla risoluzione rivelano a contrario la consistenza assegnata dal legislatore alla forza vincolante del contratto e offrono lo spunto per sottoporre a revisione critica l’attuale trend dottrinario e giurisprudenziale teso a facilitare oltremodo il ricorso alla risoluzione e a minare così l’effettività di quella forza vincolante. L’analisi prosegue con la messa a fuoco della funzione della risoluzione e del contenuto degli effetti retroattivi da essa innescati per giungere, infine, all’identificazione di ciò che residua dopo la sua attivazione in termini di pregiudizio patrimoniale e non: il danno da lesione dell’interesse negativo della parte c.d. fedele. La seconda parte contempla la rivisitazione della figura dell’interesse negativo, la cui tutela è stata tradizionalmente collocata nell’alveo della fase delle trattative. L'autore critica tale impostazione e abbraccia la diversa scuola di pensiero volta alla riconcettualizzazione del rapporto obbligatorio come rapporto complesso. Questa prospettiva permette la percezione e l’analisi delle due categorie di interessi che animano il contratto e le sue tutele: l’una, costituita dall’interesse all’attribuzione di una specifica utilità, ossia l’interesse positivo, e, l’altra, costituita dall’interesse conservativo e non incrementativo della sfera giuridica del contraente, ossia l’interesse negativo la cui protezione inizia con la fase delle trattative e abbraccia tutto l’iter della vicenda contrattuale. Il lavoro conclude con l’analisi delle componenti del danno da risoluzione inteso come compensazione dell’interesse negativo il che permette di segnare la distinzione tra il danno da violazione dell’interesse negativo precontrattuale e il danno da violazione dell’interesse negativo conseguente alla risoluzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.