Il presente contributo analizza criticamente la persistente attualità del divieto di vincolo di mandato sancito dall’art. 67 della Costituzione, alla luce delle tensioni che attraversano il dibattito politico-costituzionale contemporaneo. Dopo aver ricostruito il significato del divieto in rapporto ai concetti di rappresentanza, democrazia e responsabilità, lo studio ne indaga le radici teoriche nel costituzionalismo moderno, evidenziando la duplice funzione svolta in origine: legittimare la rappresentanza politica e al contempo contenere le spinte democratiche connesse alla proclamazione dei diritti. L'affermazione del principio democratico nel secondo dopoguerra ha determinato una profonda ridefinizione della rappresentanza e del divieto di mandato imperativo, ridefinendone il significato. L’analisi si concentra poi sulle ricadute di questa impostazione nel contesto attuale, affrontando tematiche quali il fenomeno del transfughismo parlamentare, le proposte di superamento del divieto attraverso istituti come il recall, le criticità dei sistemi elettorali con premio di maggioranza e le implicazioni derivanti dall’introduzione del cosiddetto “premierato”. Il lavoro conclude riflettendo sulla tenuta del principio sancito dall’art. 67 in una democrazia rappresentativa sottoposta a crescenti pressioni di personalizzazione e semplificazione della politica.
Il divieto di mandato imperativo e la responsabilità politica del parlamentare di fronte al principio democratico
lorenzo spadacini
2025-01-01
Abstract
Il presente contributo analizza criticamente la persistente attualità del divieto di vincolo di mandato sancito dall’art. 67 della Costituzione, alla luce delle tensioni che attraversano il dibattito politico-costituzionale contemporaneo. Dopo aver ricostruito il significato del divieto in rapporto ai concetti di rappresentanza, democrazia e responsabilità, lo studio ne indaga le radici teoriche nel costituzionalismo moderno, evidenziando la duplice funzione svolta in origine: legittimare la rappresentanza politica e al contempo contenere le spinte democratiche connesse alla proclamazione dei diritti. L'affermazione del principio democratico nel secondo dopoguerra ha determinato una profonda ridefinizione della rappresentanza e del divieto di mandato imperativo, ridefinendone il significato. L’analisi si concentra poi sulle ricadute di questa impostazione nel contesto attuale, affrontando tematiche quali il fenomeno del transfughismo parlamentare, le proposte di superamento del divieto attraverso istituti come il recall, le criticità dei sistemi elettorali con premio di maggioranza e le implicazioni derivanti dall’introduzione del cosiddetto “premierato”. Il lavoro conclude riflettendo sulla tenuta del principio sancito dall’art. 67 in una democrazia rappresentativa sottoposta a crescenti pressioni di personalizzazione e semplificazione della politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

